CIAO ZIO VUJA! MUORE A 83 ANNI IL GRANDE VUJADIN BOSKOV.
OGGI, ALL'ETA' DI 83 ANNI, E' MORTO VUJADIN BOSKOV, STORICO ALLENATORE DELLA SAMPDORIA CAMPIONE D'ITALIA E AUTENTICO PERSONAGGIO DEL MONDO DEL CALCIO. IN CARRIERA HA ALLENATO ANCHE IL REAL MADRID. BOSKOV, OLTRE CHE PER LA BRAVURA SUL CAMPO, ERA NOTO ANCHE PER I SUOI INDIMENTICABILI AFORISMI E PER LA SUA CONTAGIOSA SIMPATIA. UFFICIALMENTE IN PENSIONE DAL 2001, L'EX TECNICO SI E' SPENTO DOPO UNA LUNGA MALATTIA.
CIAO "ZIO VUJA"!
OGGI, VINTO DA UNA LUNGA MALATTIA, SI E' SPENTO VUJADIN BOSKOV, IL LEGGENDARIO ALLENATORE DELLA SAMPDORIA CAMPIONE D'ITALIA. BOSKOV, NOTO ANCHE COME "ZIO VUJA", E' STATO PRIMA UN CALCIATORE DI TUTTO RISPETTO E A SEGUIRE UN ALLENATORE INTELLIGENTE, ECLETTICO E INNOVATIVO. LA SUA CARRIERA E' STATA COSTELLATA DA MILLE AVVENTURE E DA TANTI SUCCESSI, COME SI COMPETE AD UN MISTER CHE NELLA SUA VITA HA ALLENATO DALL'ASCOLI DI ROZZI AL GLORIOSO REAL MADRID: NEL MEZZO C'E' STATO IL MONDO. SFERZANTE ED IRONICO, BOSKOV E' SALITO AGLI ONORI DELLA CRONACA ANCHE GRAZIE AI SUOI NUMEROSI AFORISMI E ALLE SUE INCREDIBILI, SAGACI E DIVERTENTI BATTUTE. IL NOSTRO RICORDO, UN BREVE TRIBUTO AD UN SIGNORE AMATO DA TUTTI GLI SPORTIVI.
Il mondo del calcio da stasera sarà più vuoto, di sicuro meno allegro.
A poche ore dalla morte dell'ex allenatore del Barcellona, Tito Villanova, se n'è andato anche un signore che ha fatto divertire a lungo tutto il panorama del calcio mondiale.
Vujadin Boskov, noto anche come "zio Vuja" da oggi non c'è più, se n'è andato per sempre, anch'egli stroncato da una terribile e lunga malattia.
Su Boskov potremmo scrivere un libro, digitare fiumi di parole senza annoiarsi neanche un po' perchè "zio Vuja" era unico ed inimitabile e scartabellando nella sua lunga storia calcistica di cose da dire ce ne sono e parecchie.
Nato nel 1931 in Serbia, più precisamente a Begeč, un piccolo villaggio nella regione della Voivodina, Boskov inizia a muovere i primi passi da calciatore nel Vojvodina, una società di media caratura della ex Jugoslavia che non aveva i mezzi per vincere più di tanto a causa del dominio assoluto della Stella Rossa, del Partizan Belgrado e dell'Hajduk Spalato che, a turno, cannibalizzarono i campionati jugoslavi per molti anni. In virtù della rigidità e del regime vigente nella ex Jugoslavia dell'epoca, Boskov, come tanti ex campioni dell'Europa dell'Est, non ebbe l'opportunità di potersi misurare con il calcio estero prima dei 30 anni e quindi rimase al Vojvodina dal 1946 al 1961, l'anno in cui fu ingaggiato dalla Sampdoria.
L'esperienza di Boskov con la Sampdoria durò appena una stagione, condita da sole 13 partite disputate e un goal segnato, ma il destino volle che molti anni dopo, quel l'uomo un po' buffo ma estremamente arguto, entrasse per sempre nella storia del club ligure. L'anno successivo, nel 1962, Boskov emigra in Svizzera dove si accasa con gli Young Boys ricoprendo il ruolo di allenatore/giocatore fino al 1964. La carriera di Boskov come calciatore termina proprio in quell'anno, limitatandosi a soli tre club, di cui il Vojvodina sarà quello con cui alla fine totalizzerà quasi tutte le presenze della sua carriera. Ma se come calciatore Boskov si spostò pochissimo, non farà altrettanto come allenatore, tanto che dal 1964 al 2001 andrà a lavorare c/o tanti club disseminati tra Svizzera, Olanda, Spagna, Italia. Il suo curriculum fu arricchito anche con due esperienze sulle panchine delle nazionali, quella della Jugoslavia, dal 1971 al 1973, e quella della Serbia, dal 1999 al 2001, l'anno in cui Boskov, a 70 anni, disse definitivamente basta con il calcio.
Le sue migliori esperienze come allenatore sono state senz'altro quelle con il Real Madrid, con cui tra il 1979 e il 1982 ha vinto un titolo di Spagna, due Coppe del Re e giocata una finale di Coppa deI Campioni persa contro il Liverpool, e con la Sampdoria degli enfant prodige Vialli e Mancini, ma anche di Cerezo, Wierchowood e Lombardo, con cui dette il via ad una lunga striscia di vittorie iniziando con l'unico storico scudetto della Samp, vinto nel 1991, e proseguendo con una Coppa delle Coppe, due Coppa Italia e una Supercoppa italiana. La Samp arriverà anche a giocare una storica finale di Coppa dei Campioni da cui però, purtroppo, uscirà battuta dallo stellare Barcellona. Nel 1991 Boskov fu anche premiato con la panchina d'argento. Lasciata la Samp, in cui arrivò dopo un'esperienza con l'Ascoli di Costantino Rozzi, Boskov allenerà con alterne fortune anche Roma, Napoli, Servette, ancora Sampdoria e Perugia, ma senza mai più ripetere il grande lavoro fatto alla corte di Mantovani.
Insomma, la carriera di Boskov è stata tutta un fuoco, acceso, forte, come quello che aveva dentro, lo stesso che trasmetteva alle squadre che riuscivano a seguire i suoi metodi e la maniacale applicazione della tattica.
Boskov era un'allenatore che andava a nozze con i giocatori atipici a cui concedeva molta libertà di manovra e, tanto per dirne una su questa sua peculiarità, basta pensare che ai tempi della Roma non ci mise neanche un secondo a far debuttare un ragazzino dai grandi mezzi ma di appena 16 anni: Francesco Totti.
Ma Boskov era un ciclone anche fuori dal campo e se gli sportivi italiani hanno mitigato tante amarezze della Domenica è stato soprattutto grazie a lui che, grazie alla sua straordinaria verve e all'arguzia, ravvivava la Domenica Spoirtiva e le varie trasmissioni ad essa correlate con battute a dir poco epiche, delle autrentiche pietre miliari destinate a restare uniche nei secoli nel suo genere.
La più famosa resta senz'altro quella riferita ai calciatori: "testa di giocatore buona solo per portare cappello"! Ma anche altre, tipo "rigore è quando arbitro fischia", diverranno il marchio di fabbrica del vulcanico allenatore.
La più clamorosa battuta esternata da Boskov se la beccò tal Josè Perdomo, uno scarsissimo e rude centrocampista uruguaiano ingaggiato dai rivali di sempre del Genoa.
In quell'occasione accadde un putiferio perchè Boskov prese di mira per ben due volte Perdomo; la prima con la celeberrima frase "se sciolgo mio cane lui gioca meglio di Perdomo" e la seconda con una rettifica da incorniciare: "Io non dire che Perdomo giocare come mio cane. Io dire che lui potere giocare a calcio solo in parco di mia villa con mio cane".
Le risate del mondo del calcio si sprecarono e questo siparietto tutto personale contro Perdomo, obiettivamente un vero scarpone, stette su a lungo dando il via anche a qualche sketch di alcuni comici.
Ma gli aforismi e le battute celebri furono decine, roba da scriverci un libro e, per i più giovani, alla fine di questo ricordo di "zio Vuja", nè pubblicheremo alcune.
Ci mancherai "zio Vuja", ci mancherà il tuo smalto, il tuo modo irriverente di vivere il calcio.
E' stato bello vederti all'opera, come era bella quella Sampdoria: sbarazzina, ammazza grandi, irriverente, fresca, gioiosa, divertente; insomma, rappresentava degnamente il tuo essere!
Addio "zio Vuja"!
LE FRASI CELEBRI DI VUJADIN, "ZIO VUJA", BOSKOV:
1) Se vinciamo siamo vincitori se perdiamo siamo perditori.
2) Io penso che per segnare bisogna tirare in porta. Poi loro sono loro, noi siamo noi.
3) Dopo pioggia viene sole.
4) No serve essere 15 in squadra se tutti in propria area.
5) Non ho bisogno di fare la dieta. Ogni volta che entro a Marassi perdo tre chili.
6) Io penso che tua testa buona solo per tenere cappello!
7) Un grande giocatore vede autostrade dove altri solo sentieri.
8) Rigore è quando arbitro fischia.
9) Palla a noi, giochiamo noi, palla a loro, giocano loro.
10) Meglio perdere una partita 6-0 che sei partite 1-0.
11) L’allenatore deve essere al tempo stesso maestro, amico e poliziotto.
12) Gullit è come cervo che esce di foresta. (Quando giunse alla Samp in prestito dal Milan)
13) Gullit è come cervo ritornato in foresta. (Quando Gullit, l'anno dopo, tornò al Milan)
14) Benny Carbone con le sue finte disorienta avversari ma pure compagni.
15) Se io slego il mio cane, lui gioca meglio di Perdomo.
16) Io non dire che Perdomo giocare come mio cane. Io dire che lui potere giocare a calcio solo in parco di mia villa con mio cane.
17) Pallone entra quando Dio vuole.
18) Ci sono allenatori che pretendono di far mangiare ai loro giocatori prosciutto di San Daniele e formaggio Bel Paese. Poveri noi e poveri loro.
19) Gli allenatori sono come i cantanti lirici. Sono molti e anche bravi, ma soltanto due o tre possono cantare alla scala di Milano.
20) Nel calcio c’è una legge contro gli allenatori: giocatori vincono, allenatori perdono.
21) Se mettessi in fila tutte le panchine che ho occupato, potrei camminare chilometri senza toccare terra.
22) Più bravi di Boskov sono quelli che stanno sopra di lui in classifica.
23) La zona? Un brocco resta brocco anche se gioca a zona. Dov’è lo spettacolo?
24) Chi non tira in porta non segna.
25) Grandi squadre fanno grandi giocatori. Grandi giocatori fanno spettacolo e migliore calcio.
26) Tedeschi sono come tedeschi, montenegrini come montenegrini.
27) Un 2 a 0 è un 2 a 0, e quando fai 2 a 0 vinci.
28) Non ho bisogno di fare la dieta. Ogni volta che entro a Marassi perdo tre chili.
29) Se vuoi fare una brutta figura, parla con gli arbitri, scoprirai le tue debolezze di carattere.
30) Quando segnano gli avversari c’è sempre qualche distrazione dei difensori.